mercoledì 29 aprile 2009

PREMIO ITWIIN 2009 - MIGLIORE INVENTRICE E MIGLIORE INNOVATRICE

CANDIDATI o SEGNALA UNA CANDIDATA!
Scadenza del bando: 15 maggio 2009

Per l'anno 2009 ITWIIN premia donne italiane eccezionalmente creative, in tutti i settori e per tutte le professioni, per il riconoscimento dei successi professionali e individuali. In particolare, un premio sarà assegnato alla migliore invenzione femminile e un secondo premio alla migliore innovazione per le categorie delle imprenditrici e delle libere professioniste.

Le domande di partecipazione vanno inoltrate all'indirizzo office@itwiin.org inviando gli appositi moduli entro e non oltre il 15 maggio 2009.

I requisiti principali per la candidatura al Premio Migliore Inventrice sono:

  • l'invenzione proposta deve avere un brevetto europeo (tipo EP B1);
  • il brevetto proposto deve essere stato rilasciato prima del 1.1.2007.

Possono invece partecipare al concorso per il Premio Migliore Innovatrice le imprenditrici o socie d'impresa nell'accezione più vasta dei termini e le libere professioniste iscritte ad albi professionali o lavoratrici atipiche o autonome, operanti nel pubblico o nel privato.

L'iniziativa si inserisce nella celebrazione dell'Anno Europeo della Creatività e dell'Innovazione, come attività volta alla sensibilizzazione sull'importanza della creatività come dote personale e fattore determinante per lo sviluppo economico e culturale dell'Europa (qui il link all'evento nel calendario europeo e qui il link all'evento nel sito italiano dedicato).

Il premio italiano precederà l'evento europeo "The European Women Inventors & Innovators Network (EUWIIN) Exhibition, Conference & Award Ceremony", che si terrà a Helsinki, Finlandia, dal 7 al 9 Ottobre 2009. ITWIIN parteciperà attivamente all'organizzazione dell'evento promuovendo le inventrici e innovatrici italiane con il coinvolgimento diretto delle vincitrici italiane.

La cerimonia italiana di premiazione avverrà il 18 Giugno 2009 presso il Circolo della Stampa, a Palazzo Serbelloni, Milano.

SCARICA I DOCUMENTI E LA MODULISTICA

Bando

Modulo A Migliore Inventrice

Modulo B Migliore Innovatrice

MAGGIORI INFORMAZIONI SUL SITO: www.itwiin.it


martedì 28 aprile 2009

CONSEGUENZE SCIENTIFICHE ED ETICHE DELLE CONOSCENZE SUL GENOMA UMANO

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In che modo le conoscenze sul "codice della vita" hanno cambiato il modo di pensare la medicina e la società?

Ne parleranno il 4 maggio 2009 al Politecnico di Torino i docenti:

Prof Alberto PIAZZA ordinario di GENETICA MEDICA alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino

Prof Micaela GHISLENI docente di ETICHE Della SOCIETA’ TECNOLOGICA presso il Politecnico di Torino

L'incontro è stato organizzato da UDU-Unione Degli Universitari e si terrà il 4 maggio prossimo, presso l'aula 13b del Politecnico di Torino.


venerdì 24 aprile 2009

ALL’INIZIO, SI PUO’ DIRE, C’ERA SOLO LA CURIOSITA’. POI VENNE LA SCIENZA


La curiosità è un intenso desiderio di sapere. Non tutti gli elementi presenti in natura sono curiosi. Alle pietre non interessa sapere come sia possibile costruire un motore più efficiente, che consumi quindi meno carburante. E una pietra, una volta colpita da una ruota di un’automobile, finirà chissà dove, senza poter fare assolutamente nulla. Nemmeno gli organismi viventi sono tutti curiosi, per lo meno non nel senso abituale che noi attribuiamo a tale termine. Un albero, ad esempio, non può muoversi, non può esplorare l’ambiente oltre la zona circoscritta in cui si trova, non può inventare un sistema per proteggersi dai fulmini, dai funghi o dalle motoseghe.

La curiosità è una caratteristica degli organismi viventi che possono muoversi, che hanno quindi superato lo stadio di immobilità. Essi non devono più aspettare che il cibo li raggiunga: sono loro ad andare alla ricerca del cibo. E quando il cibo scarseggia e sono in tanti a desiderarlo, occorre inventare qualcosa per poterne ottenere a sufficienza. “Assai presto la curiosità per l’ambiente fu imposta come condizione per la sopravvivenza” scrive Isaac Asimov – non solo scrittore di fantascienza, ma anche biologo e docente di biochimica – nel suo “Il libro di fisica” (Mondadori 1986, edizione originale “Asimov’s New Guide to Science, 1984).

Via via che gli organismi divennero più complessi, svilupparono un sistema nervoso in grado di ricevere, immagazzinare ed interpretare una quantità sempre maggiore di informazioni provenienti dall’ambiente esterno. Di pari passo si sviluppò il cervello e crebbe l’impulso ad esplorare: una volta che l’organismo riuscì a soddisfare i suoi bisogni fondamentali, venne colpito dalla noia e cercò quindi di utilizzare il cervello oltre il livello minimo di sopravvivenza, al fine di evitare le spiacevoli conseguenze della noia stessa.

Il desiderio di sapere quindi viene innanzitutto dirottato verso alcuni bisogni primari: “come seminare nel modo migliore e ottenere i più abbondanti raccolti, come fabbricare nel modo migliore archi e frecce, come meglio tessere abiti” (testuali parole di Asimov). Il passo successivo, per occupare le immense capacità di elaborazione del cervello, è dedicarsi alla ricerca della conoscenza pura. Non si tratta più di studiare qualcosa a fini applicativi, ma di studiare per il solo gusto di studiare, perché solo in questo modo il cervello viene efficacemente impegnato.

L’uomo comincia quindi a porsi domande, le cui risposte non hanno un’immediata ripercussione sulla sua vita. È naturale cercare le risposte a partire da ciò che già si conosce. È così che in Grecia nasce e si sviluppa la filosofia naturale: i filosofi greci sono persone che si dedicano a scoprire le leggi di natura. Dopo che i miti non vennero più accettati come spiegazione del mondo, se l’universo non era più controllato da divinità arbitrarie e imprevedibili, allora – come giustamente afferma Asimov – l’universo poteva essere immaginato come “una macchina governata da leggi inflessibili”. Dunque, occorreva scoprire tali leggi. Ma in che modo era opportuno procedere?

Prima di tutto è necessario osservare un determinato fenomeno naturale, poi si cerca di dare a queste osservazioni un ordinamento e infine si cerca di dedurre dall’ordinamento un principio che riassuma le osservazioni stesse. A tal proposito, una tecnica molto utilizzata dai greci fu l’astrazione e la generalizzazione. Essi si sforzarono di non cercare di risolvere un singolo problema, ma di astrarre da esso per immaginare quali caratteristiche fondamentali avessero i problemi simili a quello da risolvere. Una volta individuata un’ampia classe di problemi di cui vengono considerate solo le proprietà più importanti, i greci cercarono soluzioni il più possibile generali.

L’astrazione e la generalizzazione vennero applicate (con successo) inizialmente ai problemi di geometria. Ma poi i greci videro che il metodo funzionava e si innamorarono della tecnica deduttiva, cioè dell’ “elaborazione di un corpo di conoscenze come conseguenza invitabile di un insieme di assiomi” (le frasi poste fra virgolette in questo articolo sono tutte di Asimov e sono tratte dal suo testo citato in principio).

Come si sa, a volte l’amore gioca brutti scherzi, e i greci credettero a tal punto nel metodo deduttivo da applicarlo anche a sproposito. Addirittura giunsero a considerare la deduzione “come l’unico mezzo rispettabile per raggiungere la conoscenza”. Inoltre diedero un’eccessiva importanza agli assiomi da cui si partiva per elaborare la conoscenza: ritennero che tali assiomi fossero verità assolute. Di conseguenza pensarono che anche altri rami della conoscenza (al di là della geometria) “andassero costruiti a partire da analoghe verità assolute”.

Per rimediare agli errori metodologici dei greci, dei quali via via alcuni pensatori cominciavano ad accorgersi, l’umanità ha dovuto attendere la fine del secolo XVI, cioè la rivoluzione galileiana. È stato proprio Galileo Galilei a fondare il metodo scientifico e a stabilire che innanzitutto occorre sperimentare e poi bisogna indurre dagli esperimenti e non dedurre da verità assolute. Il mezzo principale per raggiungere la conoscenza diventa l’induzione. Si può indurre dagli esperimenti e dalle osservazioni e in questo modo si ottengono generalizzazioni, che però non sono né verità assolute, né verità ultime. Durano finché non viene provato che sono false.

lunedì 20 aprile 2009

IL NOBEL KARY MULLIS E IL VIDEO "THE PCR SONG", GRANDE SUCCESSO PER LA PARODIA SU YOUTUBE


Qualcuno mi ha scritto chiedendomi se il secondo cantante che si vede nel video "The PCR Song" sia proprio il Nobel Cary Banks Mullis.

Direi proprio di no! Ma se lo volete vedere in una sua recente intervista, guardate qui sotto, tratta dal canale video YouTube Fondazione Nobel.

Esplosivo laboratorio di idee, già nel suo libro "Ballando nudi nel campo della mente" Mullis ci sfidava a mettere in discussione l'autorità della scienza dogmatica, mostrando pagina dopo pagina come vive, lavora (e si diverte) una delle menti più brillanti dell'ultimo secolo. Un libro che ci insegna a ragionare con la nostra testa, non lasciandoci influenzare da pensieri troppo schematici!
Arthur Clarke ebbe a dire: «Spero che migliaia di copie di questo libro si infiltrino in tutti gli ambienti politici, le università e le scuole, prima che venga bandìto»




Chi lo desidera qui può vedere l'intervista completa, condotta dalla giornalista Marika Griehsel al 55° meeting dei Nobel a Lindau, in Germania, nel Giugno 2005.
Mullis spiega quali siano state le circostanze che hanno portato alla sua scoperta del PCR; inoltre spiega cosa è successo dopo la scoperta e in cosa consista il suo lavoro attuale. Al termine spiega quali sia il suo pensiero sul premio Nobel per finire da alcuni consigli ai giovani che intendano procedere con gli studi scientifici.

Premio Nobel per la Chimica nel 1993, Kary Mullis è divenuto una leggenda per la scoperta della reazione a catena della polimerasi (Polymerase Chain Reaction o PCR) una tecnica che ha rivoluzionato il mondo della chimica e della genetica, permettendo l’amplificazione in vitro di frammenti di DNA, con innumerevoli applicazioni in campo biologico, medico, agrario, e nelle investigazioni della magistratura.

Per finire... chi si è divertito con il video "The PCR Song" pubblicato qui, troverà esilarante anche il suo dietro le quinte:


Fonte: gravita zero - divulgazione scientifica

domenica 19 aprile 2009

ADDIO A SIR JOHN ROYDEN MADDOX: ANIMA DI "NATURE", AUTOREVOLE RIVISTA SCIENTIFICA


Sir John Royden Maddox, uno dei più celebri giornalisti scientifici che ha trasformato il britannico «Nature» in un periodico di influenza internazionale, è morto nella sua casa di Abergavenny, in Galles, all’età di 83 anni in seguito alle complicazioni di una polmonite.

Foto: al suo primo appuntamento come direttore di Nature nel 1966, in una foto del Saturday Review.

Nature ha dedicato uno speciale da cui sono disponibili numerosi dei suoi articoli liberamente scaricabili in PDF. Interessanti soprattutto per chi fa divulgazione scientifica o si occupa di giornalismo.

L’annuncio della scomparsa, che è avvenuta nella notte della domenica di Pasqua, è stata annunciata il 14 Aprile da Bruno Maddox, figlio del giornalista e scrittore, al quotidiano londinese «The Times».

Per un trentennio alla guida di «Nature», (1966–73 e 1980–95.) Maddox ha rianimato la rivista trasformandola nella più autorevole «palestra» mondiale per l’esplorazione delle sfide che stanno affrontando gli scienziati nell’età contemporanea. «Poche persone hanno influenzato la scienza quanto John Maddox», ha detto Ilya Prigogine, premio Nobel per la chimica.
«Maddox può essere definito l’ultimo grande erudito delle scienze», ha affermato il biologo Richard Dawkins.

Nato il 27 novembre 1925 a Swansea, nel Galles, dopo gli studi in fisica all’Università di Oxford e al King’s College di Londra, John Maddox ha insegnato al dipartimento di fisica teorica dell’Università di Manchester dal 1949 al 1955 per poi iniziare la carriera di giornalista scientifico al «Manchester Guardian», dove è rimasto fino al 1964.

In seguito è stato direttore di «Nature» dal 1966 al 1973 e dal 1980 al 1995. Ha fatto parte di diverse commissioni governative britanniche sui problemi ambientali e sulle biotecnologie. In anni recenti, oltre all’attività di giornalista e scrittore, è stato impegnato nell’organizzazione di un nuovo centro di ricerca sulla schizofrenia a Oxford. È autore di una decina di volumi, tra i quali «Revolution in biology», «The doomsday syndrome» e «Beyond the energy crisis».

In italiano è stato tradotto da Garzanti il volume «Che cosa resta da scoprire. I segreti dell’universo, le origini della vita, il futuro dell’uomo».

Nel 1995 la regina Elisabetta II conferì il titolo di sir a Maddox per i suoi alti meriti nella divulgazione scientifica e nel 2000 venne nominato socio onorario della Royal Society di Londra.

Fonte: Adnkronos

Gli articoli di John Maddox su Nature

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